Trentotto primavere tra un paio di giorni, Novak Djokovic è l’unico superstite dei Big3 e sembrerebbe determinato a regalarsi – e regalarci – qualche ultima pagina prestigiosa della sua carriera nel tennis giocato. Reduce da un 2024 di alti e bassi (unica gioia l’Oro alle Olimpiadi di Parigi) ed un inizio di 2025 altrettanto travagliato, il serbo è alla ricerca del suo 100esimo titolo in bacheca e dello slam numero 25 che si è visto sfumare lo scorso anno in finale a Wimbledon. La brillantezza non è chiaramente più quella di un tempo, ma, si sa, mai dare Nole per bollito.
“Non ne ho ancora abbastanza”
Al contrario di alcune chiacchiere da bar (o meglio, da social), infatti, l’ipotesi del ritiro è un tema ancora molto lontano dai pensieri del nativo di Belgrado. «Nelle ultime settimane è stato difficile per me centrare i risultati che ottenevo quando ero al massimo della forma. Questo non significa che non potrò mai più ottenerli […] Il tennis è uno sport in cui devi coltivare la mentalità che non è mai abbastanza. Una volta che è abbastanza, allora devi mettere via la racchetta. E io ancora non sento che sia abbastanza per me», ha dichiarato Djokovic in una recente intervista ai microfoni di Business Traveler.
Parole che fanno il paio con la separazione dall’ormai ex coach Andy Murray, come ulteriori indizi che il serbo è focalizzato sul prossimo futuro e continua a volere nuovi stimoli a guidarlo nel suo percorso. A proposito di precorso, il cammino dell’ex numero uno al mondo – oggi sesta forza della classifica Atp – ripartirà dalla Svizzera.
Nole riparte da Ginevra
Più precisamente, è sulla terra rossa dell’Atp 250 di Ginevra che Djokovic tenterà di cancellare le delusioni dei Masters 1000 di Montecarlo e Madrid (eliminato all’esordio in entrambi i tornei) e di mettere nelle gambe quante più partite possibili in vista del Roland Garros.

Smaltiti gli acciacchi che l’hanno costretto a dare forfait agli Internazionali d’Italia, Nole ha accettato la wild card riservatagli dagli organizzatori. Ha usufruito di un “bye” al primo turno (in quanto seconda testa di serie del torneo) e debutterà direttamente agli ottavi contro l’ungherese Marton Fucsovics, ieri giustiziere del belga Zizou Bergs con un netto 6-2, 6-3.
Un percorso ricco di insidie ed incognite
È sicuramente un percorso ostico quello che attende Djokovic. Basti pensare che, qualora dovesse superare l’ostacolo Fucsovics (e non è scontato), ai quarti si troverebbe di fronte Matteo Arnaldi (che l’ha già sconfitto a Madrid) o Fabian Marozsan, mentre in semifinale e in finale potrebbe incrociare rispettivamente Tomas Machac (o Alexei Popyrin) e Taylor Fritz (o Karen Khachanov).
Insomma, tra il serbo e il centesimo sigillo in carriera non vi è proprio una passeggiata di salute. Anzi, esiste il concreto rischio che la sua esperienza elvetica s’interrompa con una nuova eliminazione prematura. A maggior ragione se si considera che Nole è arrivato in Svizzera con tante incognite a livello fisico e che dovrà vedersela con concorrenti più giovani e affamati di lui.
Verso il Roland Garros, quali prospettive per Djokovic?
Un discorso simile vale anche per il Roland Garros, dove – dopo tempo immemore vissuto in pole position – non partirà nel novero dei favoriti alla vigilia. A fare da contraltare alle nostre considerazioni (in realtà le considerazioni un po’ di tutti), troviamo però ancora una volta le parole del diretto interessato, che quando parla lo fa sempre in modo schietto e mai lasciando trasparire la sensazione che i concetti espressi siano buttati lì a caso.
«I tornei del Grande Slam, l’ho detto molte volte, sono i tornei più importanti per me, e lì che voglio davvero giocare il miglior tennis. Non sono sicuro di riuscirci al Roland Garros, ma farò del mio meglio. Non sarò favorito a Parigi, forse questo mi aiuterà», ha osservato Djokovic qualche giorno fa. Tradotto: la concorrenza è avvisata, approderà nella capitale francese piazzando l’asticella ad un livello molto alto.
Roland Garros, perché Djokovic può puntare al titolo
Perché ‘dargli fiducia’? Perché nell’ultimo anno e mezzo Nole ha dato seguito alle parole confermandole con i fatti: due semifinali all’Australian Open, un quarto di finale al Roland Garros (non giocato per infortunio), una finale a Wimbledon, un Oro olimpico strappato con le unghia e con i denti, nonché due finali Masters 1000 a Shanghai e Miami.
Se questo è il ruolino di un giocatore da non prendere in considerazione per la conquista del titolo negli slam, allora tanto vale che si organizzi ogni volta direttamente un unico match tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz.