Casper Ruud

23 Maggio 2025

Stefano Cagelli

Casper Ruud e il lato umano del tennista: “Sono felice di essermi fatto aiutare”

Da promessa del tennis mondiale a protagonista silenzioso di un percorso di rinascita: Casper Ruud, norvegese classe 1998, ha vissuto negli ultimi mesi un’altalena di emozioni che lo ha messo alla prova dentro e fuori dal campo. Tra i più costanti nel circuito, soprattutto durante la stagione su terra battuta, Ruud ha dimostrato di saper lottare anche su superfici meno favorevoli come il cemento. Tuttavia, dopo aver sfiorato il sogno del primo Slam agli US Open 2022 e contendere il primo posto mondiale a Carlos Alcaraz, è arrivato un brusco calo nel Ranking ATP, che lo ha visto scivolare fuori dalla Top 10.

Dietro la calma apparente dell’attuale numero 8 del mondo, c’era però un’esplosione silenziosa. “All’inizio del tour su terra ero mentalmente esausto”, ha ammesso Ruud in un’intervista, rivelando di aver cercato aiuto psicologico per affrontare il momento. Una scelta coraggiosa, che lo ha aiutato a ritrovare equilibrio e concentrazione. Il risultato? Il trionfo a Madrid, che lo ha rilanciato nel circuito e gli ha restituito il sorriso sul campo.

Un passato turbolento, un presente consapevole

Ruud non ha mai nascosto il suo temperamento: “Da giovane tiravo spesso la racchetta, piangevo, urlavo, mi lamentavo di tutto”, ha raccontato al The Guardian. “Mi sentivo come un criceto su una ruota, sempre a correre ma senza andare da nessuna parte”. Col tempo, ha imparato a gestire le pressioni, soprattutto quelle che arrivano da un mondo social sempre più critico. “A volte devo trattenermi per non rispondere ai commenti che ricevo”.

L’apertura alla psicoterapia ha segnato un punto di svolta. “Non pensavo di averne bisogno, ma mi ha fatto bene. È stata una decisione intelligente quella di aprirmi, chiedere aiuto e vedere le cose da prospettive diverse”, ha detto. “Sono felice e orgoglioso di aver trovato il coraggio di farlo”.

L’ostacolo dei giganti

Ruud ha anche riflettuto sulla difficoltà di affrontare i cosiddetti “Big 3” – Federer, Nadal e Djokovic. “Li ho sempre guardati con immenso rispetto, fin da bambino. E quando ti trovi lì contro di loro pensi: ‘Hanno già fatto tutto cento volte. Cosa posso fare io per sorprenderli?’”. Una barriera mentale difficile da superare, ma Ruud crede che la nuova generazione del 2000 stia riuscendo nell’impresa. “Giocano meglio a tennis”, conclude con realismo.

Il norvegese sembra oggi più maturo, pronto a scrivere una nuova pagina della sua carriera. Una storia di fragilità, ma anche di forza e riscatto, che racconta il lato umano di uno sportivo in continua evoluzione.