Dieci giocatori in top-100, tanti titoli distribuiti, ma nessuna stella polare. Almeno per ora. E un digiuno Slam che dura da oltre quarant’anni. Il tennis maschile francese oggi vive un momento di riflessione, ricostruzione, ma soprattutto di speranza.
Quarantadue senza uno Slam. In Francia, dove il tennis è cultura, tradizione e orgoglio nazionale, la ferita è ancora aperta. Dal trionfo parigino di Yannick Noah nel 1983, nessun giocatore francese è più riuscito a mettere le mani su uno dei quattro titoli che contano di più. In mezzo, tanti ottimi interpreti – da Tsonga a Monfils, da Simon a Gasquet – capaci di entrare nei cuori dei tifosi, ma mai davvero nei libri di storia.
Eppure, se ci si ferma ai numeri dell’oggi, il movimento sembra più vivo che mai. Nell’ultimo aggiornamento ATP, ben 10 francesi occupano un posto tra i primi 100 del mondo: solo pochissime nazioni possono vantare altrettanto. Una base larga, promettente, sulla quale ricostruire un’identità tecnica e una nuova generazione.
Una generazione diffusa, con una stella davanti a tutti
Il dato curioso è che dei 32 titoli ATP conquistati dai top-100 francesi, ben sette giocatori diversi ne hanno conquistato almeno uno. Il più vincente resta Gael Monfils, con 13 titoli in carriera e una longevità straordinaria, ma che oggi a 38 anni comincia inevitabilmente ha cedere il suo ‘status’ di guida. Nell’edizione Roland Garros 2025 il parigino è uscito di scena contro uno straordinario Jack Draper, dopo il ruggito emesso nel primo turno in una splendida partita contro il colombiano Dellien, finita al quinto set sotto due parziali a zero.
La speranza per il movimento francese ha un nome e un volto chiaro: Arthur Fils. Vent’anni, fisico esplosivo, già tre titoli ATP in bacheca e l’aria di chi può davvero ambire al ruolo di leader della nuova generazione. Recentemente su Fils è stato piuttosto chiaro il nostro Fabio Fognini, che durante una recente puntata di Sky Tennis Club ha predetto un suo risultato importante già in questo Roland Garros 2025.
Fils finora nei tornei giovanili ha vinto l’Orange Bowl nel 2020, diventando il decimo francese a vincere questo torneo, ha raggiunto la finale di Roland Garros junior nel 2021, anno in cui ha anche vinto due titoli Futures. Mentre nel circuito ATP ha vinto tre titoli: ATP 500 Amburgo e Tokyo (entrambi nel 2024). E il torneo ATP 250 di Lione nel 2023. Chissà quale sarà la sua evoluzione e dove arriverà. Staremo a vedere.
When you finally get that smash in 😅#RolandGarros pic.twitter.com/C1DdyNecNQ
— Roland-Garros (@rolandgarros) May 29, 2025
Alle sue spalle c’è invece un gruppo compatto e competitivo che include Ugo Humbert, oggi numero 21 al mondo, e giovani in ascesa come Giovanni Mpetshi Perricard, 21 anni e servizio devastante, o Alexandre Muller.
I nodi da sciogliere: classe, continuità, ambizione
Il talento insomma c’è, ma spesso è intermittente. Come dimostra il risultato dell’attuale edizione del Roland Garros, dove tra i tanti partecipanti, al terzo turno sono rimasti in gara soltanto Fils e Haylis.
I vari profili come Rinderknech, Moutet o Gaston faticano a trovare continuità. I risultati vanno e vengono, senza quella linearità che caratterizza il percorso dei grandi. E mentre la scuola francese continua a sfornare ottimi tecnici, il passaggio da promessa a realtà si conferma – da anni – l’ostacolo più duro da superare.
Non aiuta certo l’anagrafe: l’età media dei top-100 francesi è superiore ai 27 anni, e senza il ricambio generazionale innescato da Fils e Mpetshi Perricard, la prospettiva sarebbe ancora più cupa. Il momento dunque è di transizione, ma anche di opportunità: con Monfils e Pouille ormai verso il tramonto, e una Davis 2017 come ultimo vero acuto di squadra, tocca ai ventenni provare a riaprire un ciclo.
Il tennis francese è storicamente uno dei più strutturati al mondo, grazie alla forza dei suoi club, al traino di Roland Garros e a una federazione che ha sempre investito nel vivaio. Ma oggi forse serve una nuova chiave: la continuità. Perché i numeri contano, ma non bastano. E dopo oltre quarant’anni, la fame di un campione vero si fa sentire.