Jannik Sinner, un anno da Re

4 Giugno 2025

Stefano Maffei

Un anno da re: Sinner e il club esclusivo dei dominatori del ranking ATP

Un anno in cima al mondo. Non è uno slogan, ma un dato di fatto. È passato esattamente un anno da quando Jannik Sinner ha scritto una pagina storica per il tennis italiano, conquistando per la prima volta la vetta del ranking ATP. Da allora, nessuno è riuscito a spostarlo da lì. Dodici mesi da leader, vissuti con la serenità di chi sa di appartenere all’élite, ma anche con la fame di chi non si accontenta. Nonostante la pausa forzata dovuta al caso Clostebol, nessuno è riuscito ad avvicinarsi.

Sinner è entrato così in un club esclusivo, riservato ai giganti che sono riusciti a restare per almeno 52 settimane consecutive al numero 1 del mondo. Una cerchia ristretta di leggende, da Federer a Djokovic, passando per Connors, Lendl e Nadal. Adesso, tra quei nomi, c’è anche il suo.

Dall’Alto Adige al trono del tennis

Per capire la portata dell’impresa, basta fare un passo indietro. Fino a pochi anni fa, l’idea che un tennista italiano potesse dominare il ranking mondiale sembrava quasi una fantasia. Eppure, passo dopo passo, Jannik ha trasformato quella fantasia in realtà.

È iniziato tutto con la vittoria in Coppa Davis nel novembre 2023, proseguendo con il primo slam all’Australian Open nel gennaio successivo e poi con una costanza impressionante su tutte le superfici: semifinali, finali, titoli. Sinner ha battuto i migliori, spesso con autorità, sempre con freddezza. Il sorpasso su Djokovic nel ranking è arrivato a giugno 2024 (proprio durante il Roland Garros), ma era nell’aria da tempo.

Il numero 1 non per caso

Quello che ha colpito, negli ultimi dodici mesi, non è stato solo il tennis scintillante, ma la tenuta mentale. Jannik ha saputo gestire la pressione, rimanere integro fisicamente, calibrare perfettamente i momenti di pausa e quelli di massimo sforzo.

Quando gli si chiede quale sia stato il segreto di questo anno da leader, risponde senza enfasi: “Lavorare ogni giorno come se fossi ancora il numero 50.” Una mentalità che non sorprende chi lo conosce. Né chi lo ha visto da ragazzino lasciare lo sci per il tennis, scegliendo la fatica della racchetta a quella degli sci.

Un anno da numero 1: chi c’è riuscito?

Nel tennis moderno, restare in vetta per un anno intero è quasi più difficile che arrivarci. L’equilibrio è sempre più sottile, il livello medio sempre più alto. Solo dieci giocatori, in oltre 50 anni di classifica ATP, sono riusciti a tenere il trono per almeno 52 settimane consecutive.

Eccoli, in ordine cronologico:

Jimmy Connors: 160 settimane ininterrotte tra il 1974 e il 1977. Primo dominatore dell’era moderna.

Ivan Lendl: 157 settimane (1985–1988), macchina perfetta tra potenza e rigore.

John McEnroe: 58 settimane (1983–1985), genio e sregolatezza, ma anche una stagione (1984) quasi perfetta.

Pete Sampras: 102 settimane (1996–1998), simbolo degli anni ’90.

Andre Agassi: 52 settimane (1999–2000), la rinascita di un fuoriclasse.

Lleyton Hewitt: 75 settimane (2001–2003), il più giovane n.1 della storia, con cuore e gambe da maratoneta. 

Roger Federer: 237 settimane (2004–2008), il record assoluto. Un’era intera nel segno dello svizzero.

Rafael Nadal: 56 settimane (2008–2009), l’uomo che ha sfidato la logica sulla terra battuta e non solo.

Novak Djokovic: 122 settimane (2014–2016), probabilmente il più solido mentalmente della storia.

Jannik Sinner: dal 10 giugno 2024 al 10 giugno 2025 (and counting)

Sinner è il primo italiano a far parte di questa ristretta élite e a 23 anni, è anche tra i più giovani ad aver raggiunto e difeso la vetta così a lungo in epoca recente.

Oltre i numeri: cosa significa davvero essere il numero 1

Chi guarda il tennis solo la domenica pomeriggio potrebbe pensare che il numero 1 sia una questione di slam vinti o di finali giocate, ma è molto di più. Vuol dire essere presente, settimana dopo settimana, in ogni angolo del globo, con la stessa intensità.

Vuol dire giocare su cemento, terra ed erba, adattandosi, gestendo i picchi e le crisi. Vuol dire, soprattutto, saper perdere senza crollare e vincere senza rilassarsi. Sinner, in questi dodici mesi, ha dimostrato tutto questo.

Ha saputo evolversi tatticamente, migliorando il servizio, il gioco a rete, le variazioni e il tocco. Ha lavorato sul fisico, spesso fragilissimo negli anni scorsi. Ha curato ogni dettaglio, anche fuori dal campo. Inoltre, ha sempre mantenuto un profilo basso, senza eccessi. Non un gesto fuori posto, mai una parola oltre le righe.

Il futuro? È appena cominciato

Con un anno intero in vetta, Sinner ha già riscritto la storia del tennis italiano. Il suo percorso, però, sembra solo all’inizio. Ora l’obiettivo è ancora più grande: lasciare un’eredità, ispirare altri ragazzi e ragazze a credere che tutto è possibile, anche venendo da una piccola valle delle Dolomiti. Un’eredità che, vedendo le tribune degli Internazionali d’Italia e i campi in giro per le città tutti pieni, sta iniziando a dare i suoi frutti. Il tennis non è mai stato praticato in Italia così tanto come negli ultimi anni.

Chissà che questo non sia solo il primo anno di molti da numero 1. Perché Jannik ha la testa, il fisico e il tennis per restare lassù. E perché, soprattutto, non sembra affatto intenzionato a fermarsi.