Il tonfo di Novak Djokovic al secondo turno (primo turno per lui, visto che ci è arrivato grazie a un bye) è stata una delle notizie che hanno fatto più rumore in questa edizione 2025 del Masters 1000 di Montecarlo. In realtà questo torneo per lui non è mai stato una passeggiata. Ha vinto solo due volte (certo, nell’epoca in cui Nadal ha raso al suolo gli avversari con 11 trionfi non sarebbe stato semplice fare di più) ma spesso è uscito ai primi turni, come successo in questo caso contro Alejandro Tabilo.
Che c’è allora di diverso rispetto al passato? Inutile girarci troppo intorno, di diverso c’è l’età di Nole, che – vale per tutti, quindi anche per lui – continua inesorabilmente a crescere. E come ovvio che sia, a 38 anni, ad ogni caduta riparte il dibattito perpetuo sul suo possibile ritiro, sulla sua leggendaria carriera arrivata al capolinea, sul fatto che non è più nelle condizioni di competere con i migliori, sulla mancanza di motivazioni, su quel centesimo titolo che non arriva e via dicendo.
Sgombriamo subito il campo. Nessuno è nelle condizioni di dire come stiano davvero le cose. Forse l’unico che davvero lo può dire è solo lui. Anche se così fosse – cosa non scontata – ce le verrà a dire come, quando e dove vuole lui. E ci mancherebbe altro. Quello che possiamo fare noi è provare ad analizzare quello che abbiamo visto in campo. La prestazione a Montecarlo è stata pessima, lui stesso si è scusato per “lo spettacolo orribile”. Ma, come detto, le attenuanti non mancano. Prendiamo in prestito le parole di Andy Roddick per chiudere il capitolo Principato: “Sapete qual è la kryptonite per un trentottenne? Campi freddi, palle lente e zero rimbalzo. Djokovic alle Olimpiadi, ha vinto anche perché faceva 32 gradi. Oggi era il contrario: freddo, umidità, condizioni lente. Nessun vantaggio. E si è visto“.
Il tema ora è capire se e quando Nole si sentirà pronto per competere ai massimi livelli. E’ naturale che la programmazione per un giocatore della sua età sia centrale. Il fatto che a Montecarlo sia andato male – dopo un ottimo torneo a Miami – non ci dice nulla, semplicemente perché il suo obiettivo è arrivare al top (o almeno provarci) per Parigi, Wimbledon e US Open in questa stagione, non certo a Montecarlo. Nessuno più di lui è in grado di conservare, accumulare e sprigionare energie nel momento del maggior bisogno. E allora chi siamo noi per escludere del tutto un altro “Magic Moment”?