Jannik Sinner e Carlos Alcaraz

8 Aprile 2025

Stefano Cagelli

I migliori giocatori del mondo vogliono davvero più soldi? Facciamo chiarezza

Ha fatto rapidamente il giro del mondo del tennis (e non solo) la lettera firmata dai top-20 del mondo (uomini e donne) indirizzata ai board dei quattro tornei del Grande Slam. La missiva sottoscritta da tutti i migliori giocatori del mondo (esclusa Rybakina) è già di per sé una notizia e fa capire bene la portata della questione. Ma cosa chiedono nel dettaglio Sinner, Alcaraz, Djokovic, Sabalenka, Swiatek, Paolini e gli altri? E perché indirizzano una lettera ai capi degli Slam?

Facciamo un passo indietro. Per chi non fosse dentro le dinamiche che governano il tennis mondiale, è importante sapere che oggi ci sono sostanzialmente sette centri di potere che decidono le sorti di questo sport: Atp, Wta, Itf e, appunto, i quattro Slam. Grazie al progetto “One vision” promosso dall’Atp di Andrea Gaudenzi, le prime tre organizzazioni hanno cominciato a collaborare, ma il coinvolgimento dei Major è ancora lontano da una sua compiutezza. Anche per questo, la stessa Atp, non solo ha visto di buon occhio l’iniziativa dei tennisti, ma l’ha anche fortemente (e concretamente) caldeggiata.

Di qui, un primo doveroso chiarimento. Chi vede in questa mossa un seguito alla causa intentata dalla PTPA, il neo sindacato dei giocatori co-fondato dallo stesso Djokovic, è fuori strada. L’azione legale della PTPA è frontalmente contro Atp, Wta, Itf e Itia e non rappresenta affatto la maggioranza dei giocatori. Vero è, però, che la lettera si inserisce perfettamente nel solco della grande frattura che si è allargata in questi ultimi anni e che vede contrapposti – molto semplificando – i tennisti da una parte e chi comanda dall’altra.

Veniamo quindi alle richieste. Anche qui, occorre fare chiarezza. La dilagante e strumentale banalizzazione giornalistica ha portato molti media a titolare enfaticamente che “i migliori giocatori del mondo vogliono ancora più soldi” (come se non ne guadagnassero abbastanza…). La realtà è un’altra. I top-10 Atp e Wta ci hanno messo la faccia, ma l’obiettivo è quello di riconoscere un maggiore protagonismo di chi il tennis lo gioca e un po’ meno di chi lo organizza.

Come? Sono tre le questioni poste ai quattro Slam: la prima riguarda la necessità di coinvolgere gli attori del gioco e aumentare il dialogo con l’ATP stessa, rinunciando al lusso di prendere decisioni unilaterali, come modifiche al giorno di inizio dei tornei o, per esempio, il cambio di format per il misto agli US Open.

Segue il noto tema dei montepremi, con la richiesta di una fetta più grande da suddividere tra i tennisti e le tenniste, a partire dai primi turni e dalle qualificazioni. Nella visione ideale, si punta al 50% dei profitti — come accade in NBA -, ma il primo passo sarebbe più concreto: aumentare la percentuale attuale. Nel 2024 il Roland Garros, a fronte di un ricavo stimato di 338 milioni di euro, ha distribuito un montepremi di 53 milioni di euro: appena il 16%. Nonostante da anni i prize money dei Major siano in crescita, percentualmente non seguono il passo con il costante incremento dei profitti. Infine, maggiori contributi da parte dei Major ai costi del programma di welfare “Baseline”, che mette a disposizione degli atleti supporto mentale, oltre a consulenze finanziarie e legali.

Che succede ora? Difficile a dirsi. Il tono della lettera, a cui i giocatori stavano lavorando già dallo scorso anno, è conciliante e la risposta – molto in politichese – dei quattro Slam è stata di apertura al dialogo e contemporaneamente di sostanziale chiusura alle richieste. Il tema è capire adesso quali saranno le contromisure dei tennisti, ben sapendo che tra loro c’è chi spinge per soluzioni drastiche (sciopero?) e chi invece vuole tenere aperti tutti i canali di dialogo. Avremo presto altre novità.