Petra Kvitova

16 Maggio 2025

Stefano Maffei

Ranking protetto: cos’è e perché è così importante per salvaguardare le mamme nel circuito?

Nel mondo del tennis professionistico, il ranking è molto più di un semplice numero da guardare il lunedì mattina: rappresenta l’accesso ai tornei più prestigiosi, la possibilità di evitare turni di qualificazione estenuanti e spesso è determinante per la carriera e il sostentamento economico degli atleti. Ma cosa succede quando tennisti o tenniste, a causa di un infortunio o di un evento importante della vita come una gravidanza, sono costretti a fermarsi per mesi o persino anni? In questi casi, entra in gioco una misura fondamentale: il ranking protetto.

Questo meccanismo, pensato originariamente per tutelare i giocatori che subiscono gravi infortuni, si è rivelato cruciale anche per le tenniste del circuito WTA che scelgono di diventare madri.

Cos’è il Ranking Protetto?

Il ranking protetto è una regola che consente ai giocatori di conservare una classifica fittizia (pari a quella posseduta al momento dell’interruzione dell’attività) per un determinato periodo di tempo o per un certo numero di tornei, al fine di facilitare il rientro nel circuito maggiore.

Le Regole

Nel circuito ATP, il ranking protetto può essere richiesto da un tennista che sia stato assente dalle competizioni per almeno sei mesi consecutivi a causa di infortunio ed è basata sulla media delle classifiche nelle prime tre settimane di inattività.

Nel circuito WTA, il meccanismo è simile, ma con alcune specificità legate alla gravidanza. Una tennista che si assenta per maternità può richiedere l’attivazione del ranking protetto, a patto che l’assenza sia di almeno sei mesi, ma non superiore ai due anni.

Quando e come può essere usato Il ranking protetto può essere usato per un numero limitato di tornei (generalmente otto tornei per gli uomini e 12 per le donne, includendo tornei dello slam e masters1000) e solo per accedere al tabellone principale o alle qualificazioni (non influisce sulla testa di serie).

Ranking Protetto e maternità

La WTA ha da anni riconosciuto l’esigenza di adattare le proprie regole per proteggere le atlete che scelgono di diventare madri. La carriera di una tennista professionista spesso si concentra in un arco temporale relativamente breve e molte giocatrici si sono trovate a dover scegliere tra maternità e continuazione della propria carriera.

Il caso Serena Williams

Uno dei momenti che hanno portato alla ribalta il tema è stato il rientro di Serena Williams nel 2018, dopo la nascita della figlia Olympia. Nonostante fosse una delle tenniste più titolate della storia, Serena era scesa nel ranking WTA a causa della lunga assenza e, al momento del rientro, non era testa di serie in alcuni tornei molto importanti, tra cui il Roland Garros. Questa scelta è stata molto criticata da pubblico e colleghe e ha contribuito a una revisione del regolamento.

Poco dopo, la WTA ha modificato le proprie norme per garantire che le atlete rientranti dalla maternità potessero utilizzare il ranking protetto per un numero maggiore di tornei e permettere loro, in alcuni casi, di essere considerate teste di serie in base ad esso, sebbene con discrezionalità dei tornei.

Queste modifiche hanno rappresentato un’importante svolta in termini di uguaglianza di genere e tutela dei diritti delle atlete.

Perché è così utile per le tenniste al rientro

Senza il ranking protetto, una tennista che si assenta per maternità rischia di ripartire da zero, dovendo affrontare lunghe e faticose qualificazioni o partecipare a tornei minori con scarse possibilità di guadagno e visibilità. Il ranking protetto consente, invece, un rientro più comodo, permettendo di accedere direttamente ai tabelloni principali dei tornei in cui prima si gareggiava.

Maternità e Sport non sono incompatibili

Il messaggio culturale che deriva dall’esistenza (e dall’uso) del ranking protetto per la maternità è fortissimo: una donna non deve rinunciare alla maternità per paura di perdere la carriera. È una dichiarazione di principio che avvicina il tennis ai valori di inclusività, rispetto e modernità.

La strada è quella giusta

Il ranking protetto è molto più di una misura tecnica: è uno strumento di giustizia sportiva e sociale. Permette alle atlete di riprendere la propria carriera senza essere penalizzate per scelte personali come la maternità e contribuisce a una narrazione più equa e progressista dello sport.

Sebbene ci sia ancora strada da fare (soprattutto nel garantire maggiore trasparenza nei criteri delle teste di serie e nel sostenere economicamente le atlete durante l’assenza) il sistema rappresenta un modello positivo, che altri sport farebbero bene a considerare.

Nel tennis moderno, dove le carriere femminili si stanno allungando e la consapevolezza dei diritti delle atlete cresce, il ranking protetto si conferma uno strumento fondamentale per non dover scegliere tra essere madre ed essere una sportiva professionista.

Chi ha utilizzato il ranking protetto e chi lo sta utilizzando nel 2025

Oltre a Serena Williams, numerose tenniste hanno beneficiato di questo strumento.

Victoria Azarenka: dopo la nascita del figlio Leo, ha usato il ranking protetto per rientrare nei tornei del circuito maggiore.

Tatjana Maria: dopo due gravidanze, ha fatto un ritorno impressionante fino alle semifinali a Wimbledon 2022.

Elina Svitolina: dopo la nascita della figlia Skai nel 2022, è rientrata nel 2023 con ranking protetto e ha ottenuto importanti risultati, tra cui i quarti di finale a Roland Garros e Wimbledon. Naomi Osaka: dopo essersi assentata nel 2023 per la nascita della figlia Shai, è tornata nel 2024 sfruttando il ranking protetto.

Belinda Bencic: dopo essere tornata in campo, in questa stagione ha vinto il titolo al WTA500 di Abu Dhabi.

Petra Kvitova: prenderà parte al Roland Garros grazie proprio al ranking protetto.

Questi esempi mostrano che la maternità non solo non ha frenato la carriera, ma in molti casi ha rappresentato un nuovo inizio di successo.