15 Giugno 2025

Stefano Minnucci

Regina a 37 anni, la fiaba di Tatjana Maria al Queen’s Club

Negli eleganti campi in erba del Queen’s Club è andata in scena un’autentica fiaba tennistica. Tatjana Maria, partendo dalle qualificazioni, ha conquistato a 37 anni il titolo WTA 500, vincendo 6‑3, 6‑4 contro la statunitense Amanda Anisimova. 

Era arrivata a Londra con una serie di sconfitte consecutive, 9 per l’esattezza, da numero 86 del mondo. Ora, in appena sette giorni, ha riscritto la sua storia. Prima superando due turni di qualificazione, poi scalando il tabellone e battendo quattro top 20 di fila: Leylah Fernandez, Karolina Muchova, Elena Rybakina e infine Madison Keys in semifinale.

C’è qualcosa di quasi letterario nel vedere una madre, con due figlie al seguito, battere le più giovani e forti del circuito. È la vittoria della pazienza, dell’intelligenza tattica, dell’esperienza. E così, in un tennis moderno dominato dalla velocità e dalla potenza atletica, Tatjana riscrive il copione a 37 anni, mandando un messaggio potente su come il tennis sia uno sport in cui non si vince solo con le gambe, ma anche con il cuore e con la testa.

La regina meno giovane del circuito

A 37 anni e 10 mesi, Tatjana è diventata la meno giovane vincitrice di un titolo WTA 500 dai tempi di Serena Williams (Auckland 2020)
Un exploit che supera i confini della fisicità e dell’esperienza, restituendo al tennis una lezione di resilienza: «Non devi mai smettere — ha dichiarato Maria —, sono qui per la mia famiglia e perché amo il tennis». Non era sola infatti: al suo fianco c’erano il marito e coach Charles‑Edouard Maria, e le figlie Charlotte e Cecilia (11 e 4 anni).

 

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Numeri e prospettive

Lo stile di Maria è un mix di slice corti, tagli profondi, rovescio a una mano, variazioni. Una serie di colpi che hanno sgretolato via via le avversarie più potenti. Si tratta del suo quarto titolo WTA in carriera, primo a livello 500. Quanto al ranking, dal 86° a un attuale intorno alla 43ª posizione, diventa anche la nuova numero uno tedesca.

Con il trofeo al Queen’s, Maria ci regala una storia che perfettamente incarna “la bellezza di non smettere mai di sognare”, dimostrando che l’esperienza può ancora battere la velocità. E con stile. Perché nel tennis, come nella vita, non è mai troppo tardi per sorprendere il mondo. E nemmeno per sorprendere se stessi.