Chi segue il tennis con costanza conosce bene l’uso del termine “love” per indicare lo zero nel punteggio. È una di quelle particolarità del gergo tennistico che si dà quasi per scontata, eppure ha origini interessanti che vale la pena riscoprire. L’associazione tra “love” e zero non nasce da riferimenti sentimentali, ma da un’evoluzione linguistica che affonda le radici nei giochi con racchetta dell’antica Francia.
Dall’œuf al love: la transizione linguistica
Il tennis moderno eredita parte del suo lessico dal jeu de paume, predecessore francese della pallacorda. In quel contesto, per indicare lo zero si usava il termine l’œuf (l’uovo), richiamando la forma del numero. Quando lo sport attraversò la Manica e si codificò in Inghilterra, l’espressione fu mantenuta, ma anglicizzata foneticamente: l’œuf divenne “love”.
Non c’è quindi un collegamento diretto con il concetto di amore: è una trasposizione fonetica da una parola francese al contesto anglosassone.
L’alternativa folkloristica
Esiste anche una spiegazione alternativa, più aneddotica che storica, secondo cui “love” sarebbe stato usato ironicamente, in riferimento al proverbio lucky in love, unlucky at cards. Secondo questa lettura, chi resta a zero ha fallito nel gioco, ma è presumibilmente fortunato in amore. Una lettura affascinante, ma senza riscontri storici solidi.
In un linguaggio sportivo così codificato come quello del tennis, ogni termine ha una storia. “Love” per lo zero è una delle più emblematiche: un’eredità linguistica del passato francese del gioco, che oggi resta una curiosità per molti, ma che fa parte a pieno titolo della tradizione tennistica internazionale.