Il Masters 1000 di Madrid, secondo torneo stagionale di categoria sulla terra battuta, è stato vinto da Casper Ruud. Il norvegese, dopo un periodo molto avaro di grandi risultati, ha centrato il traguardo più prestigioso della sua carriera (al netto delle due finali al Roland Garros), vincendo il primo torneo di categoria. Lo ha fatto sconfiggendo in finale un grande Jack Draper, che ha confermato quanto di buono fatto vedere quest’anno, blindando la quinta posizione nel ranking mondiale e la seconda nella Race to Turin dietro al solo Alcaraz.
L’inglese in semifinale ha eliminato a sua volta un sublime Lorenzo Musetti, che – dopo la finale di Montecarlo – porta a casa un’ottima semifinale e, soprattutto, entra trionfalmente in top-10 alla posizione numero 9. E’ il sesto italiano a riuscire nell’impresa nell’era Open, dopo Sinner, Berrettini, Fognini, Panatta e Barazzutti. Un risultato straordinario che certifica ancora una volta l’eccezionale stato di salute del tennis azzurro, soprattutto a livello maschile. Un risultato che Lorenzo si è guadagnato tutto sul campo, anche a dispetto di qualche scetticismo di troppo. Questa stagione sulla terra sta facendo fare a Musetti il definitivo salto di qualità, inutile girarci intorno.
Il talento del tennista toscano non è mai stato in discussione. Ma ora questo talento lo sta plasmando, insieme al suo team, per metterlo a disposizione del suo gioco. E i risultati arrivano. D’altronde, per il gioco che ha Lorenzo, senza quel talento non si riuscirebbe a competere con i migliori. Ma, al tempo stesso, il solo talento non può bastare. Ci sono stati nel suo gioco alcuni upgrade chiave. Innanzitutto il servizio, solido e preciso, soprattutto nei momenti che contano. Poi il dritto sempre più pesante e quel rovescio a una mano divino non continuamente stressato ma più funzionale dal punto di vista tattico. Le vittorie di Madrid ancora contro Tsitsipas e De Minaur sono un capolavoro.
Ma quello che colpisce di più – lo abbiamo visto in Spagna e prima ancora nel Principato – è il passo in avanti compiuto a livello mentale. Un vero e proprio click che gli permette di restare nel match fino alla fine, anche quando le cose non vanno bene. Questo è quello che serve per arrivare dove è arrivato, e per restarci per molto tempo. C’è chi dice che Lorenzo valga già i primi cinque del mondo, ma ci permettiamo di sottolineare quanto sia, per ora, un discorso inutile. Forse sulla terra vale già i primi cinque, ma non importa. Ciò che deve fare ora è lavorare per restare dove è arrivato e, come obiettivo di stagione, restare in corsa fino all’ultimo per qualificarsi per le Finals di Torino.
A 23 anni, con tutte le attese suscitate a livello juniores e con tutti i rischi di disattendere queste attese, possiamo già dire che Musetti ce l’ha fatta. E il meglio deve ancora venire.