14 Maggio 2025

Stefano Maffei

L’intelligenza artificiale ha fatto sparire una professione storica del tennis

L’intelligenza artificiale, come stiamo vivendo sulla nostra pelle, sta prendendo sempre più piede in ambito professionale. Molte professioni, infatti, rischiano di sparire a favore dell’utilizzo della tecnologia, come successo all’inizio del ‘900 nelle fabbriche, con i macchinari che hanno via via preso il posto degli esseri umani.

Anche nel nostro sport, una categoria sta lentamente ma inesorabilmente scomparendo dal rettangolo di gioco: quella del giudice di linea. Dalla stagione in corso, infatti, in tutti i tornei ATP e WTA sono sparite queste figure che ci aiutavano a vivere momenti concitati come il replay dell’occhio di falco su una chiamata dubbia. Momenti che, purtroppo, non vivremo mai più.

Come detto, dalla stagione 2025, è stato implementato l’utilizzo dell’ELC (Electric Line Calling). Di cosa si tratta? Fondamentalmente è un’intelligenza artificiale (basata sulle telecamere presenti in campo) in grado di tracciare i colpi dei giocatori e di giudicare se una palla va fuori o meno. L’ELC, in sostanza, ha cancellato una categoria professionale.

Per ora, gli unici giudici di linea “sopravvissuti” sono quelli degli eventi ITF (categorie M15/W15/M25/W50/W75/W100) e di alcuni ATP Challenger di basso livello.

Le parole di chi ha vissuto il cambiamento

Siamo riusciti ad intervistare un ex giudice di linea, non sfuggito alla mannaia dell’ELC. Ecco cosa ci ha raccontato dell’esperienza vissuta, le emozioni provate in giro per il mondo e la brutta sorpresa ricevuta nel 2024.

Com’è iniziata la tua esperienza come giudice di linea?
“Ho preso parte ad un corso come giudice di sedia presso il mio comitato regionale iniziando ad arbitrare competizioni regionali come la Serie C o la Serie B. In occasione poi di un evento Challenger presso la mia città, successivamente, ci venne chiesta disponibilità come giudice di linea e di conseguenza diedi la mia adesione. Fu un’esperienza molto bella e formativa, sia per la possibilità di ammirare tennisti di un certo livello dal vivo sia, soprattutto, per vedere arbitri più esperti al lavoro. Insomma, un mix che fa tanta esperienza. Il giudice di linea funziona molto a disponibilità, se ti fai veder volenteroso e professionale, le chiamate arrivano e riesci anche a toglierti qualche soddisfazione, anche se purtroppo le condizioni lasciano un po’ a desiderare in alcuni tornei…”.

Che differenza hai notato nel tempo, con il sempre maggiore utilizzo della tecnologia?
“Da giudice di linea posso dirti che l’utilizzo del cosiddetto ‘Occhio di Falco’, per confermare o smentire la chiamata dell’occhio umano, è quasi una sfida: magari in un punto decisivo c’è una palla dubbia che viene giudicata in un modo dall’arbitro di linea e giustamente il giocatore in questa chiama il ‘Challenge’ per contestare appunto quella chiamata. Gli attimi che ti separano dalla contestazione del tennista alla riproduzione sul maxischermo del rimbalzo della palla sono vissuti con ansia e frenesia perché riuscire a giudicare bene una palla per pochi millimetri dà quella carica in più alla persona in campo. Al contrario, però, sbagliare in quel caso ti tiene sotto l’occhio del ciclone per tutta la turnazione, in quanto il giudice di sedia dà valutazioni al team dei giudici di linea e con cattive valutazioni rischi di esser tagliato e non poter essere in campo per la finale. Per quanto riguarda l’ormai famosa ELC, che ha praticamente spazzato via tutti i giudici di linea dai tornei più importanti, è un’arma a doppio taglio. Da un lato garantisce maggior sicurezza ed affidabilità ai tennisti ed anche agli arbitri di sedia, su chiamate dubbie soprattutto in punti importanti. D’altro canto, però, questa tecnologia ha messo ancor di più in secondo piano il ruolo dell’arbitro all’interno del match. In campo, infatti, nei tornei del circuito maggiore hai di tutto: Shot Clock per monitorare il tempo del tennista al servizio e/o in risposta, Net Machine che ti avvisa quando la palla tocca il nastro su un servizio, l’ormai famosa ELC che, non solo ti giudica se un palla è dentro o fuori, ma giudica anche se un tennista commette Foot Fault e per finire hanno introdotto anche il Review, che dai tornei di livello 500 a salire ti giudica se un giocatore ha colpito la palla dopo il secondo rimbalzo, se ha toccato il Net con la racchetta e, soprattutto, se durante lo scambio è stato disturbato dal proprio avversario.. Insomma, con tutto il rispetto per i miei colleghi, posso affermare che i veri arbitri si vedevano anni fa, quando dovevano far fronte a giocatori tosti in tornei altrettanto impegnativi senza l’uso di alcuna tecnologia”.

Quali sono le maggiori difficoltà che affronta un giudice durante la sua carriera?
“Le difficoltà maggiori le puoi incontrare torneo dopo torneo, in quanto non sempre le condizioni che ti vengono proposte sono in linea con le tue aspettative e devi far fronte a sacrifici importanti per terminare il torneo con un attivo economico. Per il giudice di sedia che ha un certificato internazionale le condizioni sono migliori all’interno del torneo. Posso affermare, però, che la difficoltà più grande risiede nel luogo dove vivi e professi la tua carriera. Se sei un giudice di sedia che vive in un paese europeo che ha una gran cultura tennistica, allora puoi fare di quest’attività un lavoro, ma se invece sei un arbitro che vive in un continente povero di tennis e magari sei costretto ad ‘emigrare’ un tot di mesi all’anno altrove per aver opportunità di arbitrare, allora lì posso dire che nascono le maggiori difficoltà. Ovviamente dipende sempre dal tipo di certificato internazionale che si possiede. Si parte dal più basso che è il White, successivamente c’è il Bronze, poi il Silver ed infine il Gold. Diciamo che solo il Silver ed il Gold, indipendentemente dal tuo paese di provenienza, ti consentono di avere una carriera di tutto rispetto, in quanto avresti possibilità di partecipare a tornei di maggior livello e soprattutto esser considerato in maniera notale da ATP & WTA”.

Come siete stati avvisati dello stop del vostro lavoro per l’introduzione della tecnologia? Ti sei sentito scaricato?
“Nel corso dei vari meeting che si effettuano durante i tornei venivamo informati del fatto che quel determinato torneo dal prossimo anno non avrebbe avuto più i giudici di linea in campo, ma che sarebbe funzionato tutto con la tecnologia e così via è stata una catena torneo per torneo. Alcuni tornei, al momento, dispongono ancora dei giudici di linea, ma ti sto parlando di tornei Challenger di basso livello o ITF, perfino alcuni Challenger prestigiosi hanno deciso di affidarsi alla tecnologia. Scaricato non è un termine che mi piace usare, anche perché tra colleghi si parlava di queste cose ed era nell’aria che la tecnologia (purtroppo) avrebbe avuto la meglio prima o poi. Certo, quando entri in questo mondo speri che quel giorno non arrivi mai, però devi sempre fare il conto con la realtà. Ad oggi, oltre all’arbitro di sedia, le uniche figure ufficiose a bordo campo sono i Match Assistant, i quali devono occuparsi di controllare la condizione delle palle prima del cambio, preparare asciugami per i giocatori ed accompagnarli in bagno in caso di Toilet Break.. Insomma, non proprio il massimo del divertimento rispetto a quando ti vivi la partita in primo piano e ne sei il protagonista”.

Come valuti la tua esperienza?
“Posso dire che la mia esperienza è stata più che positiva, il mio unico rimpianto è quello di esser entrato in questo mondo post Covid ed alcuni tornei avevano già rimpiazzato la figura del giudica di linea. Di conseguenza non c’è stato modo di prendere parte a tornei di un certo livello, però posso dire di essermi tolto belle soddisfazioni. Esser stato in campo con alcuni dei più grandi giocatori, aver ricevuto complimenti da arbitri esperti e di un certo livello ed aver preso parte, seppur in maniera limitata, a tornei importanti”.

Credi che, in futuro, possa essere reintrodotta questa figura almeno nei tornei su terra?
“Al contrario. Credo che con il passare del tempo questa figura diventerà sempre più marginale ed anche tornei inferiori inizieranno a farne a meno. Magari tra un paio di anni, ma la sensazione è che per noi giudici di linea sia arrivata la fine”.

Come giudichi gli errori (o presunti tali) della tecnologia su terra battuta (una superficie che restituisce il vero rimbalzo grazie al segno lasciato)?
“C’è un detto che recita ‘Hai voluto la bicicletta ed ora pedala’. L’introduzione della tecnologia anche su terra è stata frutto delle varie lamentale dei tennisti nel corso della stagione scorsa (e non solo). È ormai sotto l’occhio del ciclone l’errore che condannò lo scorso anno Sinner alla sconfitta a Montecarlo contro Tsitsipas o anche le proteste veementi di Medvedev nei confronti dei giudici di sedia per aver mal giudicato (a sua detta) una palla o per non aver corretto la chiamata del giudice di linea, costando poi la sconfitta. Sono del parere che su cemento e su erba la tecnologia sia fondamentale, poiché come dicevi tu, al contrario della terra non c’è alcun rimbalzo su cui appellarsi e le chiamate sono frazioni di secondo, ma sulla terra battuta dove c’è un segno specifico, il giocatore ha anche la facoltà di fermare il gioco per far giudicare il segno all’arbitro. Per me è una decisione piuttosto affrettata e presa principalmente per placare le lamentele dei giocatori che, però, ad oggi son gli stessi che si lamentano del malfunzionamento della tecnologia su questa superfice. Un po’ come un cane che si morde la coda”.