Questa edizione degli Internazionali verrà ricordata, oltre che per per il doppio trionfo di Jasmine Paolini, anche per le gesta dei due alfieri del tennis maschile azzurro, Jannik Sinner e Lorenzo Musetti. Due italiani in semifinale al Foro Italico non si vedevano addirittura dal 1957, a testimonianza del fatto che stiamo vivendo un’epoca che ha dell’incredibile. Entrambi si sono fermati solo davanti al muro rappresentato da Carlos Alcaraz, colui che, a detto dello stesso Sinner, “è l’uomo da battere sulla terra rossa”, ma resta un torneo eccezionale per tutti e due.
Partiamo da Jannik. Dopo tre mesi di inattività, per lui, era un ritorno molto insidioso. Era circondato dall’amore del suo popolo, è vero, ma le condizioni non erano il massimo per lui. La terra rossa è la superficie dove si trova meno a suo agio e qui a Roma i campi quest’anno erano molto lenti. Eppure, match dopo match, ha preso confidenza, fino ad arrivare ad una finale tutt’altro che scontata, alternando battaglie dure e provanti (vedi Cerundolo e Tommy Paul) a vere e proprie prove di forza (chiedere a Casper Ruud per informazioni).
Ha retto un set in finale contro un avversario più in palla di lui, più a suo agio sulla terra, più in forma fisicamente e con più soluzioni (ASCOLTA L’ULTIMA PUNTATA DEL GRAFFIO). Anzi, il primo set, perso al tie-break, avrebbe potuto avere un esito completamente diverso, con Sinner avanti 6-5 e due set point sprecati sul servizio dell’avversario. “Sono più vicino di quanto mi aspettassi al mio livello – ha detto Jannik analizzando l’incontro e il torneo – i match sono stati buoni ma potrebbe andare meglio. Alcune scelte a volte, tornando indietro avrei giocato un paio di punti diversamente. Li avrei giocati in maniera diversa, ho giocato alcuni match davvero buoni. Ora un paio di giorni per riposarmi, e guarderò avanti”. Bene così, dunque. Ci siamo.
Capitolo Musetti. Lorenzo ormai può essere considerato un big sulla terra rossa, con due semifinali e una finale nei tre Masters 1000 di stagione. Oggettivamente è diventato un giocatore che se la gioca con tutti e che, contro quasi tutti, parte con i favori del pronostico. Ha battuto Medvedev, ha battuto il campione in carica Zverev, è caduto contro Carlitos, non solo per i meriti del suo avversario, come lui stesso ha riconosciuto, parlando molto negativamente della sua prestazione in semifinale. Sta di fatto che il suo status è cambiato, così come il suo ranking. Insomma, possiamo guardare al Roland Garros con una certa fiducia.