Nel mondo dello sport, pochi ambiti coniugano estetica e performance come il tennis. Non solo per la grazia e la tecnica che questo gioco richiede, ma anche per la visibilità dei suoi protagonisti, spesso osservati non solo per i risultati, ma per la loro presenza scenica. Tra i tanti nomi che incarnano questa doppia dimensione spicca quello di Sorana Cîrstea, tennista rumena che ha saputo distinguersi per talento e determinazione, ma anche per una bellezza che ha spesso attirato l’attenzione mediatica. Questo articolo vuole esplorare il rapporto complesso tra tennis e bellezza, analizzando come l’immagine influenzi la percezione pubblica degli atleti, soprattutto delle atlete, e come questo si manifesti nel caso concreto di Sorana Cîrstea, una delle figure più emblematiche di questo intreccio.
La bellezza nel tennis: estetica, marketing e percezione pubblica
Il tennis è da sempre uno sport altamente visibile. Le inquadrature ravvicinate, i lunghi tornei trasmessi in tutto il mondo, la sponsorizzazione di brand di moda e lusso e la tradizione elegante della disciplina rendono i tennisti vere e proprie icone globali. Non sorprende, quindi, che l’aspetto fisico giochi un ruolo, talvolta centrale, nella costruzione dell’immagine pubblica di un giocatore.
Per le donne, questa dinamica si complica: il confine tra apprezzamento sportivo e oggettivazione estetica è spesso labile. Maria Sharapova, Ana Ivanovic, Eugenie Bouchard e, più recentemente, Emma Raducanu, sono tutte atlete di alto livello che hanno beneficiato (ma anche sofferto) di una visibilità condizionata dalla loro avvenenza. Nel tennis femminile, la bellezza viene spesso narrata come un plus, ma in certi casi finisce per oscurare i risultati sportivi. In questo contesto, Sorana Cîrstea rappresenta un caso emblematico.
Chi è Sorana Cîrstea?
Nata il 7 aprile 1990 a Bucarest, Sorana Mihaela Cîrstea ha intrapreso la carriera tennistica da giovanissima, mostrando sin da subito un grande potenziale. Il suo stile di gioco aggressivo, caratterizzato da un rovescio a due mani potente e una predisposizione per il gioco offensivo, le ha permesso di raggiungere il suo best ranking al numero 21 del mondo nel 2013.
Il punto più alto della sua carriera è stato probabilmente la semifinale raggiunta al torneo WTA1000 di Toronto nel 2013, dopo aver battuto tre top10 di fila. Anche nel 2023, dieci anni dopo, ha sorpreso gli appassionati raggiungendo i quarti allo US Open, un risultato che ha dimostrato la sua longevità nel circuito. Eppure, nonostante i suoi successi, il suo nome viene spesso citato nei media generalisti in riferimento alla sua bellezza piuttosto che alle sue prestazioni sportive.
Il caso Adidas

Nel corso del 2022, Sorana ha rilasciato dichiarazioni significative riguardo l’importanza attribuita all’aspetto fisico delle atlete nel mondo del tennis professionistico. In un’intervista al podcast La Fileu, la tennista rumena ha condiviso un episodio risalente al periodo in cui era sponsorizzata da Adidas, dal 2006 al 2016. “Ricordo quando ho firmato un contratto con l’Adidas. Tutto il tempo, e considerando che mi consideravano un bell’atleta, mi dicevano: ‘Meglio essere belli ed essere tra i primi 20 che essere brutti ed essere numero 1’”.
Queste parole evidenziano come, secondo la sua esperienza, l’aspetto fisico potesse avere un peso maggiore rispetto ai risultati sportivi nella valutazione delle atlete da parte degli sponsor. “Se sei tra i primi 20, sei vista ovunque, sei lì 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana, ogni settimana, ogni torneo. È allora che ti rendi conto che tutto riguarda il marketing”. Ha poi evidenziato le disparità geografiche nella promozione delle atlete. “Le stelle più pagate sono americane, cinesi o giapponesi. In Giappone la giocatrice più pagata è Osaka, negli ultimi anni è stata l’atleta più pagata in tutti gli sport”.
Infine, ha riflettuto sulle differenze di mercato tra le varie regioni. “È il mercato! Vende la Gran Bretagna e vende anche la Spagna. L’Europa dell’Est non vende, non è la stessa cosa e dipende molto da te e dalla tua personalità, da come ispiri le persone e da come ti presenti, anche questo conta molto”. Queste dichiarazioni hanno suscitato un ampio dibattito sull’importanza dell’immagine nel tennis femminile e sulle pressioni che le atlete possono subire per conformarsi a determinati standard estetici, spesso a discapito del riconoscimento dei loro meriti sportivi.
Quando la bellezza offusca il talento
Nel caso di Cîrstea, la percezione pubblica è stata spesso filtrata da un’estetica che il mondo del tennis, e quello dei media, non ha mai mancato di sottolineare. Le sue foto sono apparse in riviste di lifestyle, ha partecipato a servizi fotografici fuori dal campo e il suo profilo social, curato e discreto, riflette uno stile raffinato (ma mai eccessivo).
Tuttavia, questa attenzione ha avuto anche effetti ambivalenti: se da un lato ha contribuito a darle visibilità e sponsor, dall’altro ha fatto sì che il dibattito su di lei si spostasse frequentemente dalla performance sportiva al look, alla forma fisica, all’outfit.
Un esempio emblematico è rappresentato dai commenti dei tifosi (e talvolta anche di commentatori) durante i match, spesso sbilanciati verso l’ammirazione estetica più che tecnica. Cîrstea stessa, in diverse interviste, ha mostrato di essere consapevole di questo doppio sguardo, ma ha sempre mantenuto un profilo sobrio, concentrandosi sul gioco.
La reazione di Sorana: eleganza e riservatezza
A differenza di alcune colleghe che hanno scelto di abbracciare pienamente il loro ruolo di icone glamour (pensiamo a Sharapova o Bouchard), Sorana ha adottato una strategia più sottile e coerente con la sua personalità. Mai una parola fuori posto, pochi clamori, interviste selezionate. Anche il suo stile in campo è sobrio ma elegante, quasi a voler comunicare una bellezza naturale, non costruita.
Questa scelta, sebbene possa sembrare strategica, sembra essere profondamente autentica. Sorana non ha mai voluto diventare una celebrità oltre il tennis, né ha costruito un personaggio mediatizzato. La sua carriera parla di resilienza, infortuni superati, rientri e un continuo tentativo di migliorarsi, lontano dai riflettori più invadenti.
Bellezza e rispetto: una questione di equilibri
Il suo caso ci invita a riflettere su come la bellezza, in particolare nello sport femminile, possa essere al tempo stesso un vantaggio e un ostacolo. Se da un lato l’estetica può attirare attenzioni positive e sponsor, dall’altro può ridurre l’atleta a un oggetto di contemplazione piuttosto che di ammirazione sportiva.
Il rispetto per le atlete dovrebbe partire da una considerazione primaria per i loro risultati, i sacrifici, la dedizione. Ancora oggi, al contrario, spesso accade il contrario. La narrazione sportiva tende a mescolare i piani: la tennista bella diventa “la bella che gioca a tennis”, anziché una professionista che, incidentalmente, risponde anche a canoni estetici tradizionali.
Una riflessione sul pubblico e sui media
Il modo in cui il pubblico e i media parlano delle atlete è cruciale. Cîrstea ha mostrato come sia possibile, pur in un contesto ipermediatico, mantenere il controllo della propria immagine, ma non tutte hanno la stessa forza o le stesse risorse. È importante che l’attenzione estetica non si trasformi in una valutazione riduttiva del merito sportivo. In questo senso, l’educazione mediatica e la consapevolezza culturale devono fare la loro parte: imparare a leggere le performance, valorizzare le scelte tecniche e non cadere nella trappola della spettacolarizzazione fine a sé stessa.