Alla vigilia del secondo turno del Masters 1000 di Madrid è arrivata la notizia che i tifosi spagnoli temevano: Carlos Alcaraz si ritira dal torneo. Il numero 3 del mondo, due volte campione nella capitale spagnola, ha deciso di ascoltare il proprio corpo dopo i problemi muscolari all’adduttore della gamba destra che già lo avevano frenato nella finale del torneo di Barcellona, persa contro Holger Rune.
Le sue condizioni erano incerte da giorni: Alcaraz non si era allenato né martedì né mercoledì, e secondo fonti come El Larguero e Partidazo de COPE, anche oggi il campo sarebbe rimasto off-limits. La conferma ufficiale è attesa in una conferenza stampa che si terrà alle 12:30 alla Caja Mágica, come riportato da Pedro Fullana di Cadena SER.
“Ho fatto dei test lunedì e ora sto aspettando,” aveva dichiarato il murciano mercoledì sera durante la sua ospitata al talk show El Hormiguero. “Pensavo di stare meglio all’inizio della settimana, ma la mia partecipazione a Madrid è in dubbio. Sono un po’ stanco fisicamente. Devo ascoltare il mio corpo.”
🏆 Sinner blinda il numero uno: 52 settimane in vetta
Un ritiro che pesa, anche dal punto di vista del ranking. Con l’impossibilità di difendere i punti dei quarti di finale conquistati lo scorso anno, Alcaraz lascia campo libero a Jannik Sinner: l’azzurro, attuale numero uno del mondo, potrà conservare la vetta della classifica ATP almeno fino al 9 giugno, il giorno dopo la finale del Roland Garros. Un traguardo simbolico: 52 settimane consecutive da leader mondiale, dopo aver raggiunto per la prima volta la prima posizione il 10 giugno 2024.
Anche Alexander Zverev, numero due del ranking, non può insidiare Sinner. Il tedesco difende il titolo degli Internazionali d’Italia e, anche in caso di bis a Roma, non accumulerebbe punti sufficienti per sorpassare l’italiano.
Per Alcaraz, invece, l’obiettivo è tornare competitivo per Roma (dal 7 maggio) e soprattutto per Parigi, dove dovrà difendere il titolo al Roland Garros. Ma intanto, il suo 2025 sulla terra rossa si fa sempre più complicato — tra infortuni, dubbi fisici e una stagione che sembrava essersi rimessa sui binari giusti dopo il titolo a Monte Carlo e la finale a Barcellona.
Intanto, tra i riflettori accesi per il lancio della docuserie Netflix Carlos Alcaraz: My Way, la realtà del campo ricorda che non basta essere protagonisti sullo schermo: per fare la storia, serve prima di tutto il corpo — e oggi, quello di Alcaraz ha detto stop.