8 Giugno 2025

Stefano Cagelli

Cinque ore di magia sullo Chatrier, Sinner sfiora l’impresa ma è Alcaraz il principe di Parigi 2025

Ci sono partite in cui il tennis diventa un vero e proprio romanzo, come quello a cui abbiamo assisto nelle 5 ore 26 minuti della finale del Roland Garros 2025. Il punteggio maratona (4-6 6-7 (4) 6-4 7-6 (3) 7-6 [10-2]) incornicia la finale più lunga di sempre al Roland Garros e consegna a Carlos Alcaraz la Coupe des Mousquetaires per il secondo anno di fila.

Lo spagnolo, sotto di due set (con tre match-point annullati sul 3-5 del quarto), riscrive la partita nel super-tie-break decisivo. Chiaramente brucia moltissimo per il nostro Jannik, che ha accarezzato il titolo e il sogno del ‘triplete’ Slam, ma al termine resta l’abbraccio fra due fuoriclasse che, più di ogni trofeo, celebra la qualità mostruosa di un duello già entrato nella storia.

L’epilogo è spietato solo nel risultato. Il tennis, quello sì, esce vincitore: scambi oltre i 20 colpi, spallate da fondocampo, smorzate millimetriche. Sinner illumina i primi due set con servizio e rovescio chirurgici; Alcaraz risponde con un esplosività e fantasia recuperando il match. Altissima la posta: per Carlitos è il 20° titolo in carriera (il 19° lo aveva conquistato a Roma tre settimane fa) e, soprattutto, il quinto Slam a 22 anni, un record di precocità che profuma di dinastia.

Occasioni mancate da ambo le parti, ma nessuna recriminazione sullo spettacolo. E Sinner conferma di essere l’unico in grado di guardare negli occhi il nuovo “principe della terra”. Il futuro? È già qui, scritto a fuoco sul mattone rosso del Philippe-Chatrier, dove due ragazzi nati nei primi anni del 2000 hanno appena firmato una delle finali più epiche dell’era Open.

Cronaca del match

Il primo set comincia all’insegna dell’equilibrio, anche se l’inerzia sembra più dalla parte di Carlos Alcaraz. Sinner fatica tremendamente a tenere i propri turni di servizio e fioccano le palle break per lo spagnolo. I primi game durano un’infinità e alla fine arriva, puntuale, il break per Carlitos, che si porta 3-2. A questo punto però il nativo di Murcia si distrae, come spesso gli capita, e rimette di fatto in partita Jannik, che piazza subito il controbreak e poi si ripete per chiudere 6-4.

Ciò che emerge subito chiaro è che Alcaraz ha più soluzioni di Sinner su questa superficie – cosa che era già ampiamente nota – e, di fatto, se lo spagnolo gioca al cento per cento, ha più possibilità dell’italiano di portare a casa il punto. Il numero uno del mondo si conferma però un vero e proprio maestro di gestione fisica, tecnica e tattica e porta a casa un set che all’inizio sembrava insperato.

Il secondo set si apre con un Sinner che sale subito in cattedra. Alcaraz è confuso e questa volta, invece che le palle break, fioccano gli errori gratuiti. Jannik non si fa pregare e si prende subito il break, portandosi sul 3-0 e poi sul 4-1, con una grande chance di arrivare al doppio break e chiudere abbastanza agevolmente la seconda frazione. L’occasione, però, sfuma e il numero due del mondo riesce a stare in partita e piazzare il controbreak che lo rimette pienamente nel set. Si arriva al tie-break e questa volta a prendere il comando delle operazioni è Sinner, che chiude 7-4.

Avanti due set a zero, Jannik comincia il terzo set sulle ali dell’entusiasmo. Arriva il break in apertura, ma questa volta è un fuoco di paglia. Arriva il controbreak per Carlitos, che raddoppia immediatamente, scavando un fossato che Sinner recupera solo nel nono game, portandosi sul 5-4 e servizio. L’ultimo game del terzo set è il game perfetto per Alcaraz che si prende il set tenendo a zero il servizio dell’avversario.

La quarta frazione è equilibrata fino al settimo game, spesso decisivo a questi livelli. Questa volta è Sinner ad approfittare di un calo dell’avversario e alzare vertiginosamente il livello dei suoi colpi. Sul 5-3 per Jannik e servizio Alcaraz arrivano addirittura tre match point per l’altoatesino, ma Carlos si salva da campione vero. Spinto da un pubblico prevalentemente dalla sua parte, riesce addirittura a rimettersi in pari e anche il quarto set si decide al tie-break.

Una situazione che sembrava quasi impossibile e che invece si trasforma in realtà. E purtroppo l’incubo per Sinner si materializza: al tie-break parte bene, ma è troppo incerto al servizio e Alcaraz è ancora bravissimo a rimettersi in pari e chiudere. Si va al quinto set, la situazione peggiore possibile per Jannik.

Inutile dire che dopo un “dramma sportivo” del genere l’inerzia ora sia tutta dalla parte di Alcaraz, sospinto per di più da un pubblico sempre meno rispettoso dello sforzo immane fatto dai ragazzi in campo. E infatti il quinto set si apre subito con un break per lo spagnolo, con Sinner che ora ha anche da gestire anche problemi di crampi. Il numero uno del mondo prova in tutti i modi a rimanere aggrappato alla partita, facendo ricorso quasi esclusivamente alle sue straordinarie energie nervose, ma Carlos la sente meglio rispetto all’inizio del match e fa ricorso a smorzate che Sinner non è più nelle condizioni di raggiungere. Alcaraz scappa 5-3, ma il numero 1 reagisce da campione: tre game di fila, contro-break compreso, lo portano avanti 6-5. Il murciano resta lucido, impatta 6-6 e — dopo oltre cinque ore di battaglia, record assoluto per una finale a Parigi — i due si sono giocati la Coupe des Mousquetaires in un super-tie-break a 10 punti, entrambi al limite delle energie. Con il risultato netto a favore di Alcaraz, 10-2.