Si sta parlando parecchio in questi giorni del mancino romano Jacopo Vasamì, nato dicembre 2007, che ha riportato in Italia, dopo 13 anni, il prestigioso Trofeo Bonfiglio, uno dei più importanti tornei giovanili del mondo.
Qui cerco di tratteggiare un breve profilo del ragazzo, che conosco abbastanza bene. Jacopo ha iniziato prestissimo a giocare presso il Tennis Club Parioli, sotto la guida del maestro Chicco Meneschincheri, per poi trasferirsi, a 10 anni, al TC Nomentano, dove ha trovato il suo mentore e attuale coach, il tecnico Fabrizio Zeppieri.
Da subito uno dei migliori d’Italia nella sua classe di età, a 13 anni, durante un torneo Tennis Europe, Jacopo viene notato da Tony Nadal: arriva una borsa di studio presso la prestigiosa Academy fondata da Rafa. Il romano ci resta quasi 4 anni, ottiene una licenza liceale alla scuola americana, fa esperienze importanti e conosce tante persone, anche se in estate, quando l’accademia chiude, torna sempre a casa, a farsi seguire dal vecchio maestro Zeppieri, che resta il suo principale punto di riferimento.
La svolta arriva nel maggio dello scorso anno. Il sedicenne Vasamì si impone, a sorpresa, nel torneo juniores J200 di Salsomaggiore, e si creano le condizioni per un ritorno alla base: presso il TC Nomentano, sotto la regia delle Federazione, attorno al ragazzo viene costruito un team in grado di seguirlo in modo personalizzato, con il bravo preparatore fisico Alessandro Cesario a dare manforte a coach Zeppieri.
I risultati arrivano subito. Jacopo esordisce negli Slam Juniores agli US Open, e in autunno ottiene i primi punti Atp. Dopo una intensa preparazione invernale, in questo 2025 Jacopo parte fortissimo: arriva la top 10 juniores, e arrivano i primi match vinti a livello challenger, con la qualificazione a Barletta e i quarti di finale a Monza, dove il romano supera in due set la promessa spagnola Martin Landaluce, che alla Academy di Nadal nemmeno si allenava con Jacopo perché questo “non era nel gruppo di elìte”.
Vediamo allora come gioca il nostro.
Jacopo è un ragazzone di un metro e 93, che ha la sua arma migliore nel servizio, davvero notevole per l’età. L’azzurro ha poi un eccellente diritto mancino, pesante e letale specie in lungolinea, un rovescio bimane giocato più piatto, con buon timing, meno continuo e affidabile ma comunque vario e penetrante, oltre a una buona sensibilità di mano.
Ovviamente c’è tantissimo da migliorare, come è normale a 17 anni e 5 mesi. In primis la forza degli arti inferiori, per poter diventare più rapido e reattivo, più efficace in risposta e in fase difensiva. Vanno poi migliorate le scelte tattiche, le direzioni dei colpi in manovra e la varietà nel servizio, la predisposizione a chiudere sulla rete e un mucchio di altri dettagli.
Sul piano caratteriale Jacopo è davvero interessante: una mente razionale, lucida, analitica, sorprendentemente matura, con cui cerca fortemente di dominare e incanalare costruttivamente un autentico fuoco interiore e una ferocia agonistica di prim’ordine. Insomma, prove tecniche di autodisciplina, come è normale che sia a questa età.
Tuttavia, a giudicare da come ha gestito, in questa settimana milanese, la pressione del grande favorito, in un evento casalingo, contro avversari spesso più giovani, con la diretta TV su Supertennis, e tutto il bailamme mediatico che inevitabilmente ne deriva, il ragazzo pare promettere davvero bene anche dal punto di vista della tenuta nervosa.
Nelle prossime settimane l’azzurro continuerà a dividersi tra eventi juniores (Roland Garros e Wimbledon) e qualche apparizione nei challenger nostrani, per mettere partite e fare esperienza. Seguitelo, che ha qualità importanti.
dalla pagina Facebook di Roberto Commentucci